martedì 17 giugno 2014

Indice del Blog

Abecedario

Arco
Bachicoltura
Caccia
Deserto
Erminia (reame)
Ferro
Guerra
Indie
Kublai Khan
Legno
Mercanti
Navi
Oriente
Posta
Q
Reame
Spezie
Tessuto
Uccellagioni
Via della seta
Zafferano
Le abitazioni 
"Li Tartari dimorano lo verno in piani luoghi ove ànno erba e buoni paschi per loro bestie; di state in luoghi freddi, in montagne e in valle, ov'è acqua e (a)sai buoni paschi. Le case loro sono di legname, coperte di feltro, e sono tonde, e pòrtallesi dietro in ogni luogo ov'egli vanno" (cap 68)


La yurta , detta anche iurta o jurta (in mongolo: Ger) è un'abitazione mobile adottata da molti popoli nomadi dell'Asia tra cui mongoli, kazaki e uzbeki.

lunedì 16 giugno 2014

La seta

La seta è una fibra proteica di un animale con la quale si possono ottenere tessuti tendenzialmente pregiati. La seta utilizzata per realizzare tessuti si ottiene dal bozzolo prodotto da bachi da seta. 

Si narra che la nascita della bachicoltura si deve all'imperatrice cinese Xi Ling Shi, ma probabilmente la lavorazione della seta si conosceva in Cina già nel 3000 a.C. Le vesti di seta che erano riservate agli imperatori cinesi entrarono a far parte del guardaroba della classe sociale più ricca. La crescente domanda per i prodotti in seta ha reso questa fibra una delle merci più importanti per il commercio internazionale fino a raggiungere l'industrializzazione della sua produzione.


Seta

sabato 7 giugno 2014

Kublai Khan


Kublai Khan (in mongolo Хубилай хаан, Hubilaj haan; anche detto Qubilai Khan o, nelle lingue turche, Kubilay Han (28 agosto1215 – 18 febbraio 1294) è stato un condottiero mongolo, Khagan (il quinto, dal 1260 al 1294), nonché fondatore del primo Impero cinese della Dinastia Yuan.

Figlio secondogenito di Tolui e Sorghaghtani Beki, quindi nipote di Gengis Khan e successore del fratello Munke, in quanto Gran Khan dei mongoli, Kublai è anche noto come l'ultimo dei Gran Khan.

In Europa, Kublai Khan era noto sin dal Medioevo, in quanto Marco Polo visitò il Catai durante il suo regno, divenendo presto un suo favorito e servendo alla sua corte per oltre diciassette anni, secondo quanto racconta lui stesso nel Milione.


venerdì 6 giugno 2014

 La Guerra (2)
"Quando furono aconci l'una parte e l'altra e gli naccheri incominciarono a sonare da ciascuna parte, allora fu cominciata la battaglia colle saette. Le saette cominciarono ad andare per l'aria tante che tutta l'aria era piena di saette, e tante ne saettarono che piú non n'avevano: tutto il campo era pieno d'uomeni morti e di fediti. Poi missoro mano alle ispade: quella era tale tagliata di teste e di braccia e di mani di cavalieri, che giammai tale non fu veduta né udita, e tanti cavalieri a terra ch'era una maraviglia a vedere da ciascuna parte, né giammai non morí tanta gente in un campo, che niuno non potea andare per terra, se no su per gli uomeni morti e fediti. Tutto il mondo pareva sangue, ché gli cavagli andavano nel sangue insino a mezza gamba; lo romore e 'l pianto era sí grande dei fediti ch'erano in terra, ch'era una maraviglia a udire lo dolore che facevano." (cap 209)
La caccia 
"E sí vi dico che gli uomini che stanno su per queste montagne sono buoni cacciatori e pigliano di molte buone bestiuole, e si ne fanno molto grande guadagno, sí come sono giambellini e vai ed ermellini e coccolini e volpi nere ed altre bestie assai, donde si fanno le care pegli. E pigliale in questo modo, che fanno loro reti che no vi ne puote campare veruna. Qui si à grandissima freddura." (cap 204)

"E quivi nasce cavagli assai e buoni coritori, e non portano ferri, sempre andando per le montagne. E nascevi falconi molto volanti e li falconi laineri: cacciare e uccellare v'è lo migliore del mondo." (cap 46)

martedì 3 giugno 2014

Le navi dell'India

Le navi sono sicuramente il miglior mezzo di trasporto per il commercio. Nel Milione è presente una dettagliata descrizione della loro struttura e del loro utilizzo.
"[P]oscia ch'abiamo contato di tante province terrene, com'avete udito, noi conteremo de le meravigliose cose che sono ne l'India. E coninceròvi a le navi, ove i mercatanti vanno e vegnono.  Sapiate ch'elle sono d'un legno chiamato abeta e di zapino, ell'ànno una coverta, e 'n su questa coperta, ne le piúe, à ben 40 camere, ove in ciascuna può stare un mercatante agiatamente. E ànno uno timone e 4 àlbori, e molte volte vi giungono due àlbori che si levano e pognono; le tavole so' tutte chiavate doppie l'una sull'altra co buoni aguti. E non sono impeciate, però che no n'ànno, ma sono unte com'io vi dirò, però ch'egli ànno cosa che la (tengono) per migliore che pece. E' tolgono caneva trita e calcina e un olio d'àlbori, e mischiano insieme, e fassi come vesco; e questo vale bene altrettanto come pece.  Queste navi voglion bene 200 marinai, ma elle sono tali che portano bene 5.000 sporte di pepe, e di tali 6.000. E' vogano co remi; a ciascun remo si vuole 4 marinai, e ànno queste navi ta' barche, che porta l'una ben 1.000 sporte di pepe. E sí vi dico che questa barca mena ben 40 marinai, e vanno a remi, e molte volte aiuta a tirare la grande nave. " (cap 154)
Le Spezie 
"Or ve conterò de la rédita ch'àe il Grande Kane di Quisai e delle terre che sono sotto di lei; e prima vi conterò del sale. Lo sale di questa contrada rende l'anno al Grande Kane 80 tomain d'oro: ciascuno tomain è 80.000 saggi d'oro, che monta per tutto 6.400 di saggi d'oro — e ciascuno saggio d'oro vale piúe d'un fiorino d'oro —, e questo è maravigliosa cosa. Or vi dirò de l'altre cose. In questa contrada nasce e favisi piú zucchero che in tutto l'altro mondo; e questo è 'ncora grandissima rendita; ma io vi dirò di tutte spezie insieme. Sapiate che tutte spezierie e tutte mercatantie rendono tre e terzo per 100" (cap 149)


Con il termine di Spezie s’indicano i prodotti vegetali, generalmente semi, frutti, cortecce, foglie essiccati ed usati interi o ridotti in polvere per aromatizzare e, in certi casi conservare, molti cibi. Molti viaggi come quelli di Marco Polo e di Colombo, ebbero fra gli altri scopi, quello di una presa di contatto diretta con i produttori di spezie: ciò riuscì al portoghese Vasco de Gama che nel 1498 raggiunse le coste indiane.

venerdì 23 maggio 2014

Circolazione dei messaggi al tempo del Gran Khan


" Or sapiate per veritade che di questa cittade si parte molti messaggi, li quali vanno per molte province: l'uno vae ad una, l'altro vae a un'altra, e cosí di tutti, ché a tutti è divisato ov'egli debbia andare. E sappiate che quando si parte di Canbalu questi messaggi, per tutte le vie ov'egli vanno, di capo de le 25 miglie egli truovano una posta, ove in ciascuna àe uno grandissimo palagio e bello, ove albergano li messaggi del Grande Sire. E v'è uno letto coperto di drappo di seta, e àe tutto quello ch'a messaggio si conviene; e s'uno re vi capitasse, sarebbe bene albergato. " (cap 97)
In queste stazioni i funzionari del Gran Khan hanno a disposizione quattrocento cavalli che l'imperatore fa tenere pronti per loro, per qualsiasi destinazione debbano partire. Ed e così in tutte le province dell'Impero. Con questo sistema i messaggeri dell'imperatore possono raggiungere qualsiasi località, trovando sempre alloggio e cavalli pronti ogni giorno.

Alle origini il termine “Posta” non rivestiva l’attuale significato, cioè quello che noi conosciamo sia come studiosi o in veste di semplici utenti di un servizio curato dallo Stato. Il termine “posta” deriva dal latino posita, ovvero “situata”, riferito alle antiche “stazioni di rifornimento”, veri e propri “centri di comunicazione” disposti a distanze anche di pochi chilometri uno dall'altro che permettevano il cambio dei cavalli e lo scambio della corrispondenza tra i corrieri. Con posta si indicava quindi un posto lungo la strada, sia nei borghi che lontano dai centri abitati, in cui il viandante poteva riposare, non importa se soltanto alla meno peggio oppure con tanto di giaciglio e vivande.

venerdì 16 maggio 2014

La moneta del Gran Khan

"Or sappiate ch'egli fa fare una cotal moneta com'io vi dirò. Egli fa prendere scorza d'un àlbore ch'à nome gelso — èe l'àlbore le cui foglie mangiano li vermi che fanno la seta —, e cogliono la buccia sottile che è tra la buccia grossa e 'l legno dentro, e di quella buccia fa fare carte come di bambagia; e sono tutte nere. Quando queste carte sono fatte cosí, egli ne fa de le piccole, che vagliono una medaglia di tornesegli picculi, e l'altra vale uno tornesello, e l'altra vale un grosso d'argento da Vinegia, e l'altra un mezzo, e l'altra 2 grossi, e l'altra 5, e l'altra 10, e l'altra un bisante d'oro, e l'altra 2, e l'altra 3; e cosí va infino 10 bisanti. E tutte queste carte sono sugellate del sugello del Grande Sire, e ànne fatte fare tante che tutto 'l tesoro (del mondo) n'appagherebbe." (cap. 95)
 Ancora una volta la seta, anche se indirettamente, entra a far parte dell'economia orientale. Le banconote vengono create a partire dalla lavorazione della corteccia del gelso, le cui foglie vengono usate come nutrimento per i bachi da seta. Marco Polo ne parla con stupore, del resto un’idea del genere era lontana dalle menti degli uomini del suo tempo. In Europa, i primi biglietti nacquero solo nel XVII secolo.


Marco Polo non si limita a descrivere le banconote cinesi, ma ne porta seco a Venezia alcuni esempi. La tradizione narra che il viaggiatore veneziano sarebbe stato deriso dai suoi concittadini per i quali l’argento e l’oro delle monete sembravano assai più solidi e certi a differenza della carta che era poco credibile.

lunedì 12 maggio 2014

La Guerra 

La guerra nasce come mezzo di difesa e come strumento per prevenire le prese di potere. Le battaglie sono frontali, talvolta attacchi a sorpresa, con scontri corpo a corpo; gli strumenti maggiormente utilizzati sono gli archi e le frecce. Durante le battaglie spesso si suonano "istromenti" per richiamare all'ordine e per annunciare uno scontro imminente.


"Quando l'alba del die fue venuta, e 'l Grande Kane aparve sopra 'l piano ove Naiano dimorava molto segretamente, perché non credea che 'l Grande Kane ardisse per niuna cosa di venirvi, e perciò non facea guardare lo campo né dinanzi né dirieto. Lo Grande Kane giunse sopra questo luogo, e avea una bertesca sopra quattro leofanti, ove avea suso insegne, sicché bene si vedeano da la lunga. Sua gente era ischierata a 30.000 a 30.000, e intorniaro tutto lo campo in uno momento. E ciascheuno cavaliere avea uno pedone in groppa con suo arco in mano.  E quando Naiano vide lo Grande Kane con sua gente, egli furono tutti ismariti e ricorsero a l'arme, e schieraronsi bene e ordinatamente, e aconciarsi, sí che non era se non a fedire.  Alotta cominciò a sonare molti istormenti ed a cantare ad alta boce; però che l'usanza de' Tartari è cotale, che 'nfino che 'l naccaro non suona, ch'è uno istormento del capitano, mai non combatterebboro, e infino che suona, gli altri suonano molti stormenti e cantano. Or è lo cantare e lo sonare sí grande da ogne parte, che ciò era maraviglia.  Quando furo aparecchiati trambo le parti, e li grandi naccari cominciaro a sonare, e l'uno venne contra l'altro, e cominciaronsi a fedire di lance e di spade. E fue la battaglia molto crudele e fellonesca, e le saette andavano tanto per aria che non si potea vedere l'aria se non come fosse piova; e li cavalieri cadeano a terra dell'una parte e dell'altra, e eravi tale romore, che gli truoni non sarebboro uditi." (cap. 78)

"Lo palagio è d'un muro quadro, per ogne verso uno miglio, e su ciascheuno canto di questo palagio è uno molto bel palagio; e quivi si tiene tutti gli arnesi del Grande Kane, cioè archi, turcassi, selle, freni, corde, tende e tutto ciò che bisogna ad oste e a guerra." (cap. 83)

domenica 11 maggio 2014

Descrizione dei popoli orientali

Le popolazioni orientali vengono descritte come gente rozza e arretrata, tuttavia abili nell'agricoltura, nella caccia e nella lavorazione delle pelli per farne indumenti.
"La gente dimora ne le montagne molto alte: adorano idoli e sono salvatica gente, e vivono de le bestie che pigliano. Loro vestire è di pelli di bestie, e sono uomini malvagi. " (cap 49)
 " Quivi si fa drappi d'oro e di seta; e quivi àe molta bambagia, e quivi àe abondanza d'orzo, di miglio e di pan(i)co e di tutte biade, di vino e di frutti. " (cap 32)
 " Quivi si fa lo vino di dattari e d'altre ispezie asai, e chi 'l bee e non è uso, sé 'l fa andare a sella e purgalo; m[a] chi n'è uso fa carne assai. Non usano nostre vivande, ché se manicassero grano e carne, infermarebbero incontanente; anzi usano per loro santà pesci salati e dattari e cotali cose grosse, e con queste dimorano sani. Le loro navi sono cattive e molte ne pericala, perché non sono confitte con aguti di ferro, ma con filo che si fa della buccia delle noci d'India, che si mette in molle ne l'(a)cqua e fassi filo come setole; e con quello le cuciono, e no si guasta per l'acqua salata. Le navi ànno una vela, un timo[n]e, uno àbore, una coverta, ma quando sono caricate, le cruopono di cuoie, e sopra questa coverta pongono i cavalli che menano in India. No ànno ferro per fare aguti e è grande pericolo a navicare con quelle navi. [...]  Elli seminano loro biade di novembre e ricogliele di marzo, e cosí fanno di tutti loro frutti; a da marzo inanzi non si truova niuna cosa viva, cioè verde, sopra terra, se non lo dattaro, che dura infino a mezzo maggio; e questo è per lo grande caldo. Le navi non sono impeciate, ma sono unte d'uno olio di pesce. " (cap 36)
" E' sono molto begli cacciatori e prendono bestie molte, e de le pelle si vestono e calzano; e ogni uomo sa conciare le pegli de le [bestie] che pigliano. " (cap. 45)
" Lavorano bene tutte cose da cavalieri, freni, selle e tutte arme e arnesi. Le loro donne lavorano tutte cose a seta e ad oro, a ucelli e a bestie nobilemente, e lavorano di cortine e d'altre cose molto riccamente, e coltre e guanciali e tutte cose. " (cap 34)

giovedì 1 maggio 2014





"Or avenne che questo Marco, figliuolo di messer Nicolao, poco istando nella corte, aparò li costumi de' Tartari e loro lingue e loro lettere, e diventò uomo savio e di grande valore oltra misura."
Mezzi di trasporto lungo la via della seta

Si immagina facilmente che al tempo di Marco Polo l'unico mezzo di trasporto era il cavallo. Attraverso il romanzo vi sono moltissimi riferimenti alle giornate che bisognava spendere a cavallo per giungere da una città all'altra, spesso anche attraverso i deserti.

"Come si cavalca per lo diserto.
Quando l'uono si pa(r)te da Crema(n), cavalca sette giornate di molta diversa via; e diròvi come. L'uomo va 3 giornate che l'uono non truova acqua, se non verde come erba, salsa e amara; e chi ne bevesse pure una gocciola, lo farebbe andare bene 10 volte a sella; e chi mangiasse uno granello di quello sale che se ne fa, farebbe lo somigliante; e perciò si porta bevanda per tutta quella via. Le bestie ne beono per grande forza e per grande sete, e falle molto scorrere. In queste 3 giornate no à abitazione, ma tutto diserto e grande secchitade, bestie non v'à, ché no v'averebboro che mangiare."  (cap 37)
Tuttavia, in occasioni speciali, anche la nave rappresenta un mezzo di trasporto.
"Quando lo Grande Cane vide che messer Niccolao e messer Mafeo e messer Marco si doveano partire, egli li fece chiamare a sé, e sí li fece dare due tavole d'oro, e comandò che fossero franchi per tutte sue terre e fosseli fatte tutte le spese a loro e a tutta loro famiglia in tutte parti. E fece aparecchiare 14 nave, de le quali ciascuna avea quattro alberi e molto andavano a 12 vele. [..]  E dicovi sanza fallo ch'entrò nel[e n]avi bene 700 persone senza li marinari" (cap 18)

mercoledì 23 aprile 2014


Sepoltura dei sovrani: dinastia Khan

"E dovete sapere che tutti li Grandi Kani disces[i] da Cinghi Kane sono sotterati a una montagna grande, la quale si chiama Alcai; e ove li grandi signori de' Tartari muoiono, se morissoro 100 giornate di lungi a quella montagna, sí conviene ch'egli vi siano portati. E sí vi dico un'altra cosa, che quando l[i] corp[i] de li Grandi Kani sono portati a sotterare a questa montagna, e egli sono lungi 40 giornate e piú e meno, tutte le gente che sono incontrate per quello viaggio dove si porta lo morto, tutti sono messi a le spade e morti. E dicogli, quando gli uccidono: «Andate a servire lo vostro signore ne l'altro mondo», ché credono che tutti quegli che sono morti, per ciò lo debbiano servire ne l'altro mondo. E cosí uccidono gli cavagli, e pure gli migliori, perché 'l signore gli abbia ne l'altro mondo."
Culto degli idoli nella provincia di Tangut 
"A l'uscita de(l) diserto si truova una città ch'à nome Sachion, che è a lo Grande Cane. La provincia si chiama Tangut; e adorano l'idoli (ben è vero ch'egli v'à alquanti nestorini, e àvi saracini). La terra è tra levante e greco. E sapiate che ogni uomo che à fanciulli fae notricare uno montone a onore degl'idoli. A capo dell'anno, ov'è la festa del suo idolo, lo padre col figliuolo menano questo montone dinanzi a lo suo idolo, e fannogli grande riverenza con tutti li figliuoli. Poscia fanno correre questo montone; fatto questo, rimenall[o] davanti a l'idolo, e tanto vi stanno ch'è detto loro uficio e loro prieghi, ch'elli salvi li loro figliuoli. Fatto questo, danno la loro parte della carne a l'idolo; l'altra tagliano e portano a loro casa o a altro luogo ch'egli vogliono, e mandano per loro parenti, e mangiano questa carne con grande festa e reverenza. E sappiate che tutti gl'idolatori, quando alcuno ne muore, gli altri pigliano lo corpo morto e fannolo ardere. E quando si cavano di loro casa e sono portati al luogo dove debbono essere arsi, nella via li suoi parenti in piú luoghi ànno fatte certe case di pertiche o di canne copert[e] di drappi di seta e d'oro. E quando sono col morto dinanzi da questa casa, sí posano lo morto dinanzi a questa casa, e quivi ànno vino e vivande assai; e questo fanno perché sia ricevuto a cotale onore nell'altro mondo. E quando lo corpo è menato al luogo ove dé essere arso, quivi ànno uomini di carte intagliati e cavagli e camegli e monete grosse come bisanti, e fanno ardere lo corpo con tutte queste cose, e dicono che quello morto avrà tanti cavagli e montoni e danari e ogn'altra cosa nell'altro mondo quant'egli fanno ardere per amore di colui in quello luogo dinanzi dal corpo."

martedì 25 marzo 2014

Viaggio verso l'Oriente.


Il motivo del viaggio, prima del padre e dello zio e successivamente dello stesso Marco Polo, è quello del commercio. La ricerca di oggetti esotici affascinava il mondo occidentale già dal tempo dei romani e sollecitava per questo motivo i mercanti a spingersi così lontano per acquistarli. 


La via della seta rappresenta proprio quel reticolo di itinerari e percorsi che collegavano Oriente e Occidente già da tempi antichissimi.
Negli anni in cui tale via fu percorsa da Marco Polo tale via era resa sicura dalla pax mongolica in seguito all'espansione dell'impero mongolo nel continente asiatico.



Casa di Marco Polo a Venezia





Il viaggio 
"Signori imperadori, re e duci e tutte altre genti che volete sapere le diverse generazioni delle genti e le diversità  delle regioni del mondo, leggete questo libro dove le troverrete tutte le grandissime maraviglie e gran diversitadi delle genti d'Erminia, di Persia e di Tarteria, d'India e di molte altre province. E questo vi conterà il libro ordinatamente siccome messere Marco Polo, savio e nobile cittadino di Vinegia, le conta in questo libro e egli medesimo le vide. Ma ancora v'à di quelle cose le quali elli non vide, ma udille da persone degne di fede, e però le cose vedute dirà di veduta e l'altre per udita, acciò che 'l nostro libro sia veritieri e sanza niuna menzogna.
Ma io voglio che voi sappiate che poi che Iddio fece Adam nostro primo padre insino al dí d'oggi, né cristiano né pagano, saracino o tartero, né niuno uomo di niuna generazione non vide né cercò tante maravigliose cose del mondo come fece messer Marco Polo. E però disse infra se medesimo che troppo sarebbe grande male s'egli non mettesse in iscritto tutte le maraviglie ch'egli à vedute, perché chi non le sa l'appari per questo libro.
E sí vi dico ched egli dimorò in que' paesi bene trentasei anni; lo quale poi, stando nella prigione di Genova, fece mettere in iscritto tutte queste cose a messere Rustico da Pisa, lo quale era preso in quelle medesime carcere ne gli anni di Cristo 1298. "

Dai primi paragrafi del libro emerge evidente il motivo del viaggio e della scoperta di una nuova cultura, con l'obiettivo di far conoscere al mondo occidentale le "grandissime maraviglie e gran diversitadi" di un mondo fino ad allora sconosciuto. Il protagonista è lo stesso Marco Polo, cittadino di Venezia, che dimorò in Asia per trentasei anni.




sabato 22 marzo 2014

L'autore: Marco Polo fu un mercante veneziano vissuto a cavallo tra il XIII e XIV secolo. Egli giunse in Cina, dove trascorse molti anni e in seguito scrisse un libro, Il Milione, narrando le vicende di tale viaggio..